Intervista al Pisa Book Festival 2022

 

Prima di proseguire il mio giro tra gli stand del “Pisa Book festival” sono rimasto ancora un po’ presso le Edizioni Carmignani, avendo modo di incontrare un altro dei suoi autori, ben conosciuto per la sua produzione. Si tratta di Andrea Falchi, che gentilmente ha risposto ad alcune mie domande.

Allora, si presenti…

“Sono Andrea Falchi e sono uno scrittore di gialli anche se in realtà ho iniziato a scrivere poesie prima di approdare al giallo e  alla narrativa in genere. Ho infatti scritto anche libri per bambini anche se mi diletto, ormai da diversi anni, nel genere giallo”.

Questa sua attività letteraria quando è iniziata?

“Più che una attività la chiamerei una passione, ed è iniziata quando ero giovane, un ragazzo, scrivendo poesie quando ero innamorato non ricambiato. Ho continuato a scrivere poesie vincendo diversi concorsi fino a quando non sono arrivato al giallo. Nei miei racconti gialli c’è sempre come sfondo Pisa o comunque la Toscana, e infatti i miei gialli li definisco “gialli di provincia” proprio perché mi fa piacere che la città e la regione siano protagoniste. In secondo luogo, essendo un amante dei gialli, volevo creare un mio commissario e un mio ispettore che si muovessero in questi ambienti cari e noti. Altra caratteristica dei miei gialli è che tutti  i titoli hanno davanti la parola ‘effetto’. ‘Effetto domino’ il primo, poi ‘Effetto San Matteo’, ‘Effetto Farfalla’, ‘Effetto Werther’, ‘Effetto Larsen’, ‘Effetto Dunning-Kruger’, “Effetto Hawthorne” il settimo. Sono stati tutti pubblicati dalle Edizioni Carmignani per cui curo le collane ‘Profondo giallo’, ‘Profondo blu’, ‘7 vizi per 7 capitali’ e ‘Sensi e dissensi’”

Che vuol dire Effetto Hawthorne? 

“L’ Effetto Hawthorne è quello per il quale se osservi una persona ne modifichi il comportamento. È un effetto visto dallo psicologo Elton Mayo, fondatore di un approccio di ricerca e intervento della psicologia del lavoro interessato allo studio delle motivazioni psicologiche dello stesso. Lui aveva notato che, se in un’azienda il padrone o altri partecipano alla vita di un lavoratore, lui produce meglio. Su questa suggestione, perché le mie sono suggestioni per raccontare altro, ho fatto la stessa cosa. Nella storia, praticamente, c’è un personaggio che osserva un altro e ne modifica il comportamento. Quindi, diciamo che  l’effetto suggerisce l’idea del romanzo e l’asimmetria, poiché tutti i miei titoli hanno come sottotitolo l’asimmetria, in questo caso l’asimmetria del controllo, fornisce la possibilità di arrivare a capire chi è l’assassino”.

Suppongo che tutto questo dipenda dal fatto che lei possiede una formazione scientifica…

“Sono laureato in chimica”.

E questo corso di studi l’avrà senza dubbio ispirata nella costruzione delle storie. Quale professione svolge?

“Senza dubbio gli studi mi hanno influenzato, da vent’anni svolgo la professione d’informatore scientifico del farmaco”.

Come si chiama questo investigatore?

“È il commissario Silvestri e lavora con l’ispettore Titta. I due nomi in qualche modo richiamano il gatto Silvestro e l’uccellino Titti”.

Che tipo è questo Silvestri?

“Il commissario ha diverse particolarità. È svogliato, però vuole fare bene. Non ha voglia di investigare ma gli piace risolvere il caso. Si affida alla lettura dei libri per risolvere gli enigmi. Ha una mensola piena di libri che gli hanno permesso di risolvere i casi e, di volta in volta, pesca a caso e da lì nasce lo spunto che gli permette di arrivare alla risoluzione finale. L’altra particolarità è che ha un alter ego, chiamato ‘barbiere Sigaro’.  che gli viene in sogno e un po’ lo confonde, un po’ gli dà degli indizi che a volte servono anche ad ingannare il lettore; insomma, c’è tutta questa architettura onirica molto importante. Altra particolarità dell’investigatore è che fino a quando non risolve un caso non si lava”.

Popò di sudicio (risata). Se si fosse occupato di casi insoluti come quello di Emanuela Orlandi avrebbe puzzato da qui all’eternità.

“Molto probabile. Quando un caso arriva alla conclusione chiama la moglie e le dice: “Prepara la vasca che arrivo”.

Questo arguto e simpatico allezzito è pisano puro?

“Per la precisione è marinese”.

Ci dica qualcosa in più sull’ultimo caso senza scoprirsi troppo…

“Questo caso si svolge a Livorno, in città, e nella parte sud di Castiglioncello. Per intendersi dove c’è la villa di Alberto Sordi. C’è una donna che si suicida e un’altra donna che passa di lì nota che le scarpe di quella che si sta per buttare sono diverse dall’immagine della suicida sui giornali. C’è una variazione di colore, minima, ma c’è. Si sarà buttata davvero o no? Da lì parte l’inchiesta. La donna, che da buona labronica si chiama Scianon, va dalla polizia di Livorno ma non le prestano attenzione, così si sposta a Pisa, dal commissario Silvestri. Lui, presta fede alla donna e mette insieme questo e altri indizi avviando le indagini sul caso”.

Ci potrebbe esporre, come hanno fatto fino ad ora tutti i suoi colleghi di fronte a questo microfono, la funzione della letteratura nella sua vita?

“È salvifica, come credo per tanti, perché grazie alla letteratura s’imparano tante cose di noi stessi  e del mondo. Soprattutto che al mondo siamo in tanti e tutti diversi, ognuno con le nostre qualità e i nostri difetti, e grazie ai libri s’impara la bellezza della diversità. Apprezzo molto la diversità e sono contento di leggere, proprio perché in questo modo s’impara a comprendere di più quando sia importante riconoscerla”.

I suoi autori di riferimento?

“Nel campo del giallo non posso non citare Agata Christie, perché mi sono appassionato al genere grazie a lei. Poi ce ne sono ovviamente anche tanti altri. Nel campo grande della letteratura mi viene alla mente il nome di Ian Mc Ewan, autore di libri che mi hanno ispirato molto.”

Per concludere, anche a lei tocca la domanda tormentone che pongo a tutti. La letteratura salverà il mondo?

“È un auspicio. Credo che se ci fosse più attenzione alla letteratura e ci fossero più persone intente a inventare storie invece di descrivere sui social la loro vita sarebbe meglio. Bisognerebbe far leggere dei libri a qualche politico per ottenere dei vantaggi su larga scala”.

Già, anche questa pare una bella suggestione, proprio una di quelle che piacciono ad Andrea Falchi. Propongo il titolo per l’ottavo figlio dell’autore: “Effetto libro. L’asimmetria del politico”. Successo garantito!

Guido Martinelli

 

Lo scrittore Andrea Falchi intervistato su Modulazioni Temporali

Lo scrittore Andrea Falchi su Modulazioni Temporali

Chimico, informatore scientifico del farmaco, Andrea Falchi si dedica da anni alla scrittura, che ama in tutti i suoi generi. Ha all’attivo sette libri di poesie, racconti e romanzi, sia per adulti che per l’infanzia. Attivissimo esponente della prolifica, eppure misconosciuta, Scuola pisana del Gialloè al settimo libro del “Ciclo degli effetti”, con protagonisti il commissario Silvestri e l’ispettore Titta.“Effetto domino – L’asimmetria dell’anima” è il primo della serie, a cui sono seguiti “Effetto San Matteo – L’asimmetria del vantaggio”“Effetto farfalla – L’asimmetria dell’odio”“Effetto Werther – L’asimmetria del suicidio”, “Effetto Larsen – L’asimmetria del ritorno”, “Effetto Dunning-Kruger – L’asimmetria del giudizio” e l’ultimo, “Effetto Hawthorne – L’asimmetria del controllo”Tutti pubblicati da Carmignani Editrice, per cui Falchi cura la collana “Profondo giallo” oltre alle collane “Profondo blu”, “7 vizi per 7 capitali” “Sensi e dissensi”.

È arrivato al suo settimo “Effetto”. Quando ha avuto l’idea del primo, aveva già in programma una serialità?

Quando ho cominciato il primo, in realtà non avevo previsto sarebbe diventato un giallo. Io venivo dalla poesia e avevo scritto diverse raccolte, oltre a qualche racconto breve. Scelsi il titolo “Effetto domino” perché aveva nesso con la storia che avevo in mente e soltanto in un secondo momento ha preso la via del giallo. Non avevo in programma alcuna serialità. Successivamente ho pensato al fatto che esistono molti di questi “effetti” e così ho proseguito.

Nel libro appena uscito, il terreno di indagine si sposta da Pisa a Livorno. C’è la questione della giurisdizione, che Silvestri risolve grazie alla sua tenacia…

Il libro si apre con l’apparente suicidio di una donna: una ragazza livornese, che vi ha assistito, si presenta al commissariato di Pisa, perché a Livorno non era stata ascoltata. Lei aveva notato un particolare: le scarpe della donna gettatasi dal ponte e di quella trovata morta erano di colore diverso.Poi c’è un’altra denuncia, che il commissario collega alla prima, e comincia ad indagare. Il collega livornese… diciamo che preferisce non avere troppe complicazioni, quindi pur rimanendo titolare dell’indagine lascia l’attività investigativa a Silvestri.

Lei una volta ha detto che per ogni libro parte dal titolo e poi crea il tutto. Questa tecnica non le ha mai creato difficoltà?

In realtà no. Io parto da due elementi: prima l’effetto e poi il luogo, quindi comincio a scrivere. L’effetto mi dà già il senso del romanzo. In questo caso l’Effetto Hawthorne, per cui “se osservi qualcuno, ne modifichi il comportamento”, e così ho costruito la scena in cui chi si sta buttando ha un motivo ben preciso per farsi vedere mentre lo fa. Il perché lo si capirà leggendo il libro.

Segue una qualche regola per scegliere l’effetto di turno o è qualcosa della sua vita che la ispira?

Seguo un iter generale: non deve essere troppo famoso, perché altrimenti il titolo del libro si assocerebbe subito all’effetto stesso e non al romanzo e poi deve essere semplice da spiegare. Consulto un elenco degli effetti e scorrendo i nomi penso a quale potrebbe essere associato un giallo. Riguardo al prossimo, ad esempio, ne ho in mente due o tre e sono ancora indeciso su quale scegliere. Una cosa curiosa che mi capita è che spesso gli amici mi chiamano per propormene uno.

Alcuni degli effetti sono fenomeni fisici, altri sono studiati in sociologia. Come si concilia l’interesse per ambiti così diversi?

Come spiegato nel mio precedente libro di narrativa, “Esistiamo solo quando ci incontriamo”, quello che mi attira in particolare è il concetto della relazione. La fisica entra in questa tematica perché, come sosteneva Heisenberg in base al suo “principio di indeterminazione”, è l’atto stesso dell’osservazione che modifica gli oggetti osservati: lui riuscì a dimostrare che nel momento stesso in cui le particelle vengono misurate cambiano velocità o direzione. E noi esseri umani, quando entriamo in contatto con le persone, ne modifichiamo il comportamento. Quindi è più il discorso psicologico che mi appassiona.

Realismo dei luoghi: ci sono degli scrittori che lo evitano, per essere più “liberi”, altri invece ci tengono molto. Perché per lei è così importante rispettarlo?

Principalmente per me il luogo è fondamentale, perché è esso stesso protagonista, poi perché nel giallo di provincia il lettore vi si identifica ed è ancora più attratto, incuriosito, è più coinvolto. Poi gli aneddoti del posto e un certo linguaggio permettono di calarsi ancor più nella realtà. La si respira di più!

E nei suoi libri si respira molto la tipica ironia toscana, anche nei nomi che lei sceglie per i personaggi.

Sì, in particolare nell’ultimo compare la goliardia tra pisani e livornesi, poi i due investigatori si chiamano Silvestri e Titta non a caso, visti i loro continui battibecchi…

Il commissario ha avuto alti e bassi nella sua vita personale, in questo libro invece, dopo un figlio e il matrimonio, la sua vita familiare procede tranquilla.

Sì, qui quelli che hanno dei problemi sono due personaggi soltanto accennati nei libri precedenti, ma che adesso hanno preso corpo, il collega Artemio Franchi e la fidanzata, l’anatomopatologa Lucia Trivella: il tema del controllo, proprio di questo romanzo, è affrontato anche dal punto di vista delle azioni di Franchi, che essendo della polizia postale usa i mezzi di cui è in possesso per controllarla.

Sulla quarta di copertina si legge: “L’effetto Hawthorne ci ricorda che siamo esseri umani che si nutrono di relazioni e che la realtà spesso è un gioco di specchi in cui la finzione non necessariamente diverge dalla verità.”: lo trovo Pirandelliano…

Sì, questo libro si basa molto sulla percezione, sul fatto che una cosa può essere vista in tanti modi e che qualcuno può far credere agli altri che sia diversa da come è in realtà.

Qui poi ci sono più personaggi rispetto ai romanzi precedenti e la trama è molto articolata. Tutto ciò complica le indagini. È stato difficile gestire la storia?

Questo libro è anche ben più lungo degli altri, ma paradossalmente non è stato complicato perché, dovendo stare più a casa, dato il periodo, ho potuto dedicarmi ampiamente alla scrittura non soltanto nei ritagli di tempo, come facevo prima. Quindi avevo sempre chiaro in mente l’intreccio e ho potuto procedere speditamente, senza fatica.

Lo ha appena presentato con successo nell’ambito della Fiera di Sant’Ubaldo a Pisa, domenica 16 maggio. Ci sono altre date in programma?

Due a luglio, il 3 all’Incanto di Boccadarno, a Marina di Pisa, e il 30 nel giardino della Torre di Vada, in provincia di Livorno.

Francesca Padula

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