4/4 di vita e un frammento di eternità

cop poesie

29 liriche, pag. 52, 10 euro

Immagine di copertina: Farfalle stese (Alberto Maria Michel, disegno a grafite, 2006)

PREFAZIONE ALLE POESIE DI ANDREA FALCHI

LO SGUARDO IN CADUTA LIBERA

“CHI STA LÌ SEDUTO UN UOMO O LA POESIA?” (da: FIGURA, di Cees Nooteboom)

Le Poesie di Andrea Falchi hanno la singolarità dello sguardo molteplice, come se i versi precipitando al suolo lanciassero uno sguardo fulmineo al mondo, leggero battito d’ali di carezze anche solo immaginate, ma nel pieno della vita, sono tutti incontri che Falchi ha fatto con il suo occhio mentale, e le sue mani al cuore.

Parlano  delicati alcuni versi come in:

Frammenti di eternità: Un punto d’inizio/ un punto di fine/ nel mezzo una corda/ che vibra pizzicata/ da abili mani;

mentre altri concetti testardi tesi e tirati manifestano il limite della parola, l’impossibile sfociante nel silenzio come in:

C’è chi semina offese: C’è chi semina offese/ e chi raccoglie orgoglio./ Anche se qualche volta/ questo orgoglio non/ è raccolto per/alimentare l’ego di/ chi semina offese.

Questa la bellezza della poesia, quella cioè di rendere sensibile che c’è dell’irrappresentabile nella parola così come anche nella vita.

Le dis-piegazioni sull’amore, l’asimmetria data da uno scarto che tradisce ogni identificazione, come  vele viaggianti in mare aperto, sventolano tanto da rendere uno stile poetico libero da ogni definizione fuggendo il finale coinvolgono il lettore nel resto del pensiero; passi variegati di multiformi parole-pietre che non hanno alcuna pretesa, se non quella di stare sul bianco del foglio e darsi, come un abbraccio, una dolcezza muta, una carezza sonora:

I vostri occhi assorbono/ futuro e mi lasciano/passato come una/macchina che pompa/calore verso l’esterno.

L’amore per i figli diventa in Falchi il trampolino di lancio verso l’amore universale, senza perimetri e angolazioni.

Tutte le poesie hanno il carattere, di una pennellata, sfregi e schegge di versi senza che sia detto, quasi uno schizzo che non fa vedere la figura, forse una trasfigurazione umana, nei soggetti che Falchi incontra: il catalogatore, le strade abitate da prostitute, le vie della follia

figure che al poeta dicono in altri sensi l’amore e la sua imprevedibilità :

Alla fine su un’etichetta/ vuota applicata/su un’idea in fuga/ c’era scritto:/ imprevedibile/nella sua precisione./Ho fatto uno più uno/e nell’equazione/ dell’amore è uscito/tre come risultato;

o lo scandalo dell’amore violentato:

…la passeggiata del/ folle attraversa campi/di sterminio di anime/inamidate dove ai/bordi di un sentiero/angeli arrabbiati/soffiano aria dentro…

La poesia di Falchi ha il carattere di matrice di tutte quelle che i lettori potrebbero collegare,

un punto denso di visioni dal quale possono partire mille traiettorie poetiche.

Nelle poesie si fa luce via via anche un senso della poesia concepita dal poeta, quella cioè di un tempo troppo breve per tutta la vita che essa accoglie, per tutto il morire che bisogna imparare; si espandono poi versi in contrasto, o distillati essenziali di un pensiero:

…uscendo sulla porta/piegare i panni /sporchi del dolore…

La non volontà di circoscrivere tutto sotto la sua penna mette in una sorta di duello il sentimento con l’apparenza, la verità col giudizio e ancora il sogno vissuto e lasciato andare per altri sogni o solo rammendato e consegnato al storia:

…una rosa sei, che adesso/sparge i suoi petali al vento…

Non un tema sviscerato, ma flash veloci di uno sguardo che coglie l’intensità dell’interno, la sfumatura dell’anima, con un colpo d’occhio e oso dire, come se il colpo d’occhio fosse anche un colpo di fulmine che trova il poeta innamorato della vita, del mondo e degli eventi che lo attraversano.

Simonetta Princivalle, poetessa.

 

Postfazione di Rosa Fiore

A me, in questa breve postfazione, il compito di sottolineare come poesia e scienza colte nella loro essenza più vera possano proporre una simbiosi di perfetta comunicazione.Vasto il respiro della poesia, che dall’introspezione sovente arriva all’infinito. Vasto il respiro della scienza che sa pensare e scrivere l’infinito, cogliere lo spazio curvo e indagare sulla natura stessa del tempo. Le poesie di Andrea Falchi mi hanno sorpresa per intensità e puntualità, evidenziano da subito la formazione scientifica dell’autore con i tratti inconfondibili di una descrizione essenziale ed efficace, dove la formula non si esaurisce nel calcolo, ma aiuta a prevedere scenari nuovi, nuove conseguenze. Poesia e scienza si confondono e si fondono in un modo di sentire personale che si riconosce col cervello e col cuore, si cataloga con un riflesso condizionato, quasi un diapason che vibrando rimanda e diffonde il messaggio.

Chiave di lettura lo stesso titolo: 4/4 di vita (4/4 è equivalente a 1?) e un frammento di eternità. Lungi dall’essere occasionale l’habitus scientifico richiama con semplicità e immediatezza fenomeni in evoluzione propri dei 4 elementi, fuoco, aria, acqua, terra e subito si confronta con i sentimenti più intimi, con le emozioni più profonde. La scienza è qui una sorta di “battuta” del salto in lungo, quella che permette di superare traguardi, di lasciare sulla terra che ti accoglie un segno del tuo volo.

L’uso di un linguaggio di così evidente connotazione scientifica costringe il lettore all’immediata adesione, all’empatia e avvisa che l’apparire non è realtà, realtà è l’essere.

Frequente l’aspetto duale, contrappunto di un medesimo dialogo: come un tassello in uno spazio vuoto, come un sorriso dentro a un dolore… poltiglia di neve sporca…come anima ferita… Quanto tempo ci vuole ad asciugare un ricordo? Una piroetta, un equilibrio sulle punte, un’idea che frulla nella testa. I piedi risucchiati nelle sabbie mobili, le dita allungate verso il cielo.

La vita è un luogo fisico e mentale.

L’amore per i figli confrontato con una macchina che pompa calore, l’asimmetria a spiegare l’imponderabilità e il peso dell’amore.

Pure la scienza non può essere sola nella comprensione della realtà, la scienza non è un barattolo chiuso da aprire e usare all’occorrenza ( ho passato una vita  a riporre negli scaffali) la scienza è curiosa, qualcosa sfugge sempre e ci obbliga, ci impegna in nuove ricerche, è l’esplosione del cervello, un  big bang di luce che viaggia verso l’infinito, è la lente di ingrandimento, ci fa passare dal fenomeno al pensiero, dalla teoria alla sintesi, che alcuni, Andrea tra questi, riconoscono come estrema espressione di bellezza e vertigine di sentimenti.

Talvolta compare l’angolo buio, un corpo nero che assorbe la radiazione: pensi di ripararti e invece ti chiude. Il buio più che assenza di luce è un recinto fisico che immobilizza le emozioni, diventa introspezione fino alla poesia. Infine è la stessa poesia che si fa fenomeno: un verso caduto in corsa, una discesa, il piano. La sintonia con questi versi suggerirebbe di percorrere ancora e ancora questo cammino verso la segreta bellezza della scienza che Andrea infonde senza erudizione, proponendocela tra le maglie della sua vita di marito e padre che moltiplica l’amore.

 

Rosa Fiore, scrittrice e professoressa di Fisica