Effetto Hawthorne, l’asimmetria del controllo

cop Effetto hawthorne per web

IV di copertina

Prima o poi doveva succedere che il commissario Silvestri si imbattesse in un’indagine tutta livornese. Sciana, una donna che lavora a Castiglioncello, vede buttarsi dal ponte di Calignaia una ragazza in un giorno di pioggia battente. Novembre è il mese dell’inquietudine, della disperazione, ma c’è qualcosa, in questo suicidio, che alla donna non torna. Il colore delle scarpe della morta non coincide con quello della ragazza in bilico sul ponte. Silvestri fiuta questa esile pista e aiutato dal fido ispettore Titta, dall’anatomopatologa Lucia Trivella e dal collega della postale Artemio Franchi riuscirà a trovare il bandolo di una matassa molto intricata che si dipana nei vicoli della Venezia Nuova, passando per i Quattro Mori fino ad arrivare a Punta Righini. Un barbiere Sigaro il più delle volte incontrato in abiti circensi suggerirà al commissario che l’osservatore è in grado di modificare il comportamento altrui con il solo atto di osservare. L’effetto Hawthorne ci ricorda che siamo esseri umani che si nutrono di relazioni e che la realtà spesso è un gioco di specchi in cui la finzione non necessariamente diverge dalla verità.

Esistiamo solo quando ci incontriamo

copertina ESQCI

Michele e Lucia non si conoscono. Rimangono per due ore imbottigliati nel traffico di un incidente stradale, chiusi nelle loro auto, uno di fronte all’altra. I loro sguardi si incrociano per la prima volta attraverso il riflesso di uno specchietto retrovisore. Nasce una sorta di gioco di sguardi, mentre ciascuno dei due è immerso nella propria vita ed è alle prese coi propri fantasmi e i più svariati problemi quotidiani. In realtà i due hanno più di un motivo per doversi incontrare e anche se ancora non lo sanno quello sarà il giorno in cui la vita li metterà alla prova. Come ne usciranno una volta che le loro esistenze si saranno mescolate? Esistiamo solo quando ci incontriamo è un romanzo forte, duro, a tratti anche impietoso, ma con un finale di speranza, perché la bellezza è la chiave di volta delle nostre esistenze, la bellezza colma la distanza fra noi e l’infinito facendoci innamorare.